Per quanto riguarda la storia di Renazzo bisogna orientarsi su alcune vecchie stampe che determinano l’origine della chiesa di Renazzo nel secolo XV e non prima. Infatti nei secoli successivi al Mille, non esistono insediamenti stabili a causa delle cattive condizioni del territorio, questo determinato dal fatto che la nostra zona risiedeva in quello che allora era un letto quasi comune dei fiumi Reno e Panaro. Il primo in particolare, esente da opere strutturali al corso naturale, di allargava in enormi acquitrini, paludi o veri e propri laghi. Luigi Breventani cita in un suo libro del 1897 che un documento del 1381 determinava la zona di Renazzo come:”Luogo che è detto Valle Floriana o Valle Fiorana, è fra i seguenti confini vale a dire: dal lato del mattino (est) lungo la via Floriana: e dal lato di sopra presso il “Pilastrum” e, il “Canale Canolis” (sud); vale a dire lungo l’alveolo del Reno Vecchio dal lato di sera (ovest); e presso Casumaro dal lato di sotto (nord). ” L’intera zona paludosa nei secoli precedenti il XIV ed il territorio di Malaffitto che viene citato in questo documento sono appartenente alla diocesi di Bologna. Questa valle a metà del secolo XIV era già interrata a causa dell’apporto di insediamenti fluviali da parte del Reno e ricoperta da quella boscaglia di pianura oggi rintracciabile in pochissime aree padane. Il fiume Reno (da cui Renazzo prende il nome) è fondamentale, infatti è proprio dal continuo cambiamento del letto di questo fiume che nasce la comunità Renazzese. Bruno Menegatti ha affermato che: “Il fiume Reno nel sec. XIII scorreva lungo le attuali via Paratore, Maestrola, Riga, la Statale n. 468 per Finale Emilia e Mirabello. L’argine destro del fiume era collocato nell’attuale via Paratore, lungo circa nove chilometri, questo si ergeva a difesa della città di Cento e delle terre bonificate e a contenimento delle acque di colmata, sparse sul futuro dominio dei partecipanti, per poi sfociare in Panaro e a valle di Finale Emilia.” Altre nozioni sulle cattive condizioni territoriali che daranno poi il nome al paese di Renazzo le abbiamo nelle citazioni di Giuseppe Landi nel 1855:” le condizioni malconce per acque stagnati daranno il nome infelice a zone e vie come Via delle Canne, la Vallazza e Renazzo che, negli andati tempi, così si appellava ad indicare un assai esteso stagno formatovi da Reno, o in gran tratto di suoli sopraffatto da Arena (Arenazzo).” Le diocesi sono le fonti di presenza di territorio in quei secoli, infatti nel secolo XIV non viene citato assolutamente Renazzo, bisogna andare alla metà del secolo XV. In questo secolo infatti il Reno, che ancora nel 1451 passava ad ovest di Cento, proseguiva il suo corso fra Finale e Casumaro interessando direttamente il territorio di Malaffitto con le sue piene e alluvioni. Solo nel 1489 fu sistemato mediante argini, fra Cento e la Pieve, di modo che il territorio fu interessato in modo molto più marginale ai capricci del fiume, questo favorì l’insediamento di abitazioni che poterono coltivarne il terreno. La creazione della parrocchia di Renazzo risale nel 1489, aggregata alla Pieve. Questa zona è collegata anche alla questione delle Partecipanze, poiché i terreni su cui sorgerà la parrocchia di S.Sebastiano di Renazzo sono proprio quelli chiamati di Malaffitto, che, nel tardo Medioevo, sorse la sua collettiva ancor oggi presente. Enrico Bassanelli afferma in proposito: “La Partecipanza è un testimonio fortunosamente a noi pervenuto attraverso i secoli, di uno tra tanti complessi rapporti con cui le popolazioni contribuirono all’opera collettiva del prosciugamento delle paludi, scavando canali, erigendo argini contro le acque rifluenti, conquistando radure coltive dal diradamento delle selve.” In questo documento veniva specificato che il proprietario delle terre concedeva ad intere collettività una determinata area da bonificare e migliorare, dovere e obbligo sancito da un contratto di 29 anni di durata, ma rinnovabile ed ereditabile. Nel nostro caso il proprietario concedente era il vescovo di Bologna Ottaviano II Ubaldini e il concessionario furono le comunità di Cento e Pieve di Cento. Rinnovato in futuro dal vescovo Uberto Avvocati si arriva al 23 maggio 1376 dove, il vescovo Bernardo de Bonnevalle, decise di separare il comune di Pieve da quello di Cento. Il 4 giugno 1460 il Papa Pio II acconsentì alla lettera del vescovo cardinale Filippo Calandrini, questo fece si che le terre di Malaffito potessero essere vendute, le motivazioni erano date dal fatto che queste terre, a causa delle inondazioni ricevute in passato, erano improduttive e quindi da cedere. Questo documento sanciva la cessione del terreno di Malaffitto al vescovo per la cifra di 4125 lire, questo terreno venne diviso in tre parti, una di queste fu ritenuta dal vescovo e le altre furono divise a sua volta in altre 5 parti, 3 spettanti ai Centesi e 2 alla Pieve. E’ proprio in questo documento che vengono nominate per la prima volta zone conosciute come:” (…) la via alta che divide i beni di detta Tenuta di Malaffitto dalle altre terre degli uomini della terra di Cento, presso la Torre di Forcello (l’attuale Torre Spada) attraverso Renazzo, e andando di sopra presso Renazzo fino al luogo, che chiamano il Pilastrello.” Nella primavera del 1630 Renazzo fu colpita dalla peste, in autunno i morti riportati furono 48 a settembre, 111 a ottobre, 43 a novembre scemando verso la fine dell’anno, anche le messe non erano eseguite dal parroco in quanto morto anch’egli in seguito alla peste il 5 ottobre 1630; don Tommaso Gennari. Nel 1676 gli abitanti erano diventati particolarmente numerosi: 2638, tendenza sempre ad aumentare fino ad oggi, grazie anche alla presenza dei capi divisibili di quella che oggi viene chiamata Partecipanza. Il 30 giugno 1796 arrivarono i primi francesi a Cento, le profonde trasformazioni che coinvolsero la vita civile, politica e religiosa dettata dalla Francia rivoluzionaria interessò solo marginalmente Renazzo. Finito il potere politico del Papa nel 1859, l’11 e 12 marzo 1860 si svolsero le votazioni a favore dell’annessione: su 1517 iscritti e 945 votanti tutti votarono per l’unione al regno di Sardegna. Renazzo dà anche i natali a don Giacomo Cassani, ecclesiastico rivoluzionario che nel 1860 accolse Vittorio Emanuele II in S.Petronio a Bologna.
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